oggi registravo le parole del carnevale a venezia.non dobbiamo raccogliere le parole, forse dobbiamo solo dirle, farle dire ad una macchina, come una tastiera, un alfabeto morse, recitarle noi due come un coro, nella simultaneità della pronuncia..

se raccolte, non devono essere quel pesce nell'acquario, devono essere i suoni degli uomini come scandagliati nel fondo marino, in libertà: la scrittura delle parole, la grafia, il loro senso inciso, focalizzeranno l'attenzione sull'ascolto delle parole, saranno la guida all'ascolto del mare sonoro, da cui estrapolare quello che cerchiamo.
una delle due casse invece trarrà da determinate parole il suono pieno della loro pronuncia come sopra, allora si farà attenzione alla creazione fonetica della parola, il suono della sua pronuncia.
ricordi Nono quando registrava i suoni del pianoforte nelle sofferte onde serene..
è come ascoltare i movimeti della corda vocale, sentire il battito della lingua sul palato e sui denti, il dischiudersi delle labbra.
allora qui vedo la nostra simultaneità, la simultaneitàè nella ricerca di una guida all'ascolto, che nel nostro caso è esercizio di dizione.
e nota..simultaneo dopo i nostri cicli in cui ci siamo persi e riavvicinati, è come trovare il punto di incontro di due onde che da tempo non si toccavano.